Fino al cielo sulle orme degli Incas – Viaggi solidali 4/2008

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Ad accompagnarti lungo la Cordillera c’è il sibilo del vento tra le rocce, lo stesso suono che ispira il pastore andino quando soffia nella sua zampogna. Lo sguardo dondola sull’arcobaleno infinito di colori disegnato dalla terra, ricamato sulle vesti della gente, rovesciato sui banchi dei mercati. Le Ande, tappezzate di altipiani sconfinati, rappresentano l’altare, la culla di una cultura nata vicino al cielo. Seguire il sentiero ancora fertile degli Incas, equivale a un viaggio nel mito. Dalle isole sacre del lago Titikaka, i fondatori s’incamminarono verso Cusco, dove la spada dorata venne conficcata in una terra da spalancare alle loro radici. Attraverso il Vale sagrado, si ritirarono infine nel rifugio eterno di Macchu Picchu, “l’alto tempio dell’aurora umana”.

A poco meno di 4mila metri dal livello del mare, le acque dolci del Titikaka avvolgono un paesaggio rimasto pressoché immacolato. Sulle terrazze scavate lungo le pendici dei monti oltre 5 secoli fa, si continuano a coltivare quinoa e patate, a pascolare i lama. Le isole degli Uros galleggiano sulla superficie morbida e rassicurante delle canne di totora, di cui sono fatte anche case e barche: le canne devono essere sostituite ogni 6 mesi con nuovi esemplari, dando vita a una rivoluzione continua. Proseguendo la navigazione s’incontra l’isola di Taquile, patria di abilissimi tessitori, dove a fare gli onori di casa c’è la comunità di Huayllano. Qui, il colore vivace degli abiti serve a distinguere le autorità dai cittadini comuni, gli uomini e le donne sposate da scapoli e nubili. Il lavoro continua a essere comunitario, nel rispetto delle antiche regole del collasuyo. Grazie al sostegno economico fornito da Viaggi Solidali, l’associazione Green Life sta aiutando la comunità a risolvere l’annoso problema del rifornimento di acqua potabile.

Cusco, capitale storica del Perù, è tra le più belle città dell’America latina. Il Convento di Santo Domingo, costruito sui resti dell’antico santuario del Dio Sole, è il simbolo di un patrimonio artistico meticcio, in cui costruzioni pre-ispaniche ed edifici coloniali si contendono lo scenario mozzafiato. La splendida Plaza de Armas, dove l’ultimo imperatore inca Tupac Amaru venne decapitato per lasciar posto al conquistatore spagnolo Pizarro, è il luogo perfetto per concedersi una sosta. Lungo le stradine ciottolate del centro, lo strimpellio dei charango accarezza l’uscio delle tante botteghe artigiane.

Continuando sulle orme degli Incas verso Macchu Picchu, il percorso è disseminato di bellezza: le saline di Maras, l’anfiteatro di Moray, i caratteristici villaggi intorno a Ollantaytambo. Da qui si prosegue in treno, seguendo il letto dell’Urubamba fino ad Aguas calientes. Prima dell’alba, ruminando foglie di coca per spazzar via la fatica, i più tenaci s’arrampicano fino alla “vecchia montagna” (per tutti gli altri c’è un comodo servizio di bus privati). Lo spettacolo che si può godere da Huayna Picchu, il picco che sovrasta il sito archeologico e l’intera valle, ripaga generoso la fatica di un’ulteriore scalata. Macchu Picchu è un luogo che invita al silenzio, alla contemplazione. E quando la presenza del magico diviene spiazzante, l’invito del poeta è l’unico che si possa seguire: “sorgi a nascere con me fratello, dammi la mano giù dalla profonda regione del tuo diffuso dolore”.

Passata la frontiera con l’Ecuador, le Ande cominciano a sbuffare. Numerosi vulcani, puntinati di magnifiche lagune colorate, affollano questo tratto della Cordigliera. Svettando a oltre 6mila metri di altezza, il Chimborazo è la cima fumante più imponente del Paese. Non distante dalle sue pendici sorge il villaggio di Salinas de Guaranda dove un gruppo di cooperative indigene produce formaggi, cioccolata, tessuti di lana, oli essenziali. Alcune delle produzioni locali sono inserite nel circuito del commercio equo e solidale.

Ma in Perù ed Ecuador non ci sono soltanto montagne.  Scendendo lungo le pendici andine ci si può immergere nel caldo umido e nella biodiversità misteriosa dell’Amazzonia. Oppure, dal lato opposto, si può far rotta sul Pacifico, dove la costa offre spiagge accoglienti e isole popolate da nutrite colonie di animali.

Incontrare davvero l’Amazzonia non è impresa facile. Le unghie dell’uomo hanno lasciato ferite pesanti sulla copertura forestale. Nella periferia delle cittadine, ai lati delle strade, la flora è stata rimossa e data alle fiamme. La fauna si riduce spesso a galline e maiali, allevati da quanti, espulsi dai disboscamenti, sopravvivono miseramente lungo i margini della strada. Una volta abbandonate le linee commerciali, la musica però cambia di colpo. Semplici escursioni in canoa e percorsi di trekking permettono di scoprire quella parte di selva dove l’uomo continua a vivere in armonia con la natura. Alberi con radici mastodontiche s’arrampicano come torri verso la benedizione del sole, fiori bizzarri si gonfiano in un sberleffo colorato, uccelli e insetti compongono allegre sinfonie: lo spettacolo offerto dalla foresta è impareggiabile. Proprio per preservare tanta ricchezza, Viaggi Solidali (sempre attraverso Green Life) sostiene la realizzazione del Parco ecologico di Munichis, un villaggio nell’Amazzonia peruviana situato sulle sponde del rio Paranapura. La visita guidata del Parco è l’occasione perfetta per addentrarsi nel misterioso equilibrio su cui si fonda la generosità della foresta.

Altra intensa esperienza di comunione con la natura è quella offerta dalle isole Galapagos. Spiagge finissime di sabbia bianca, rossa o argentata si stagliano su paesaggi lunari contornati da foreste di mangrovie, fichi d’india giganti e cactus secolari. Su questo paradiso s’affollano tartarughe e iguane smisurate, legioni di leoni marini e di pinguini, stromi di fenicotteri rosa, albatros e pellicani: soltanto alcune delle miriadi di specie che ispirarono a Darwin la teoria dell’evoluzione. Anche sott’acqua, tra coralli e pesci di ogni dimensione e colore, lo spettacolo non è da meno. Tutto avvolto in un’atmosfera in cui il rapporto tra uomini e animali è privo di gesti di timore e offesa, dove la parola perde importanza.